Parmigiano Reggiano, la mia risoluzione per per fermare subito i dazi

La vicenda che riguarda i dazi che gli USA intendono mettere sull’importazione di alcuni prodotti, fra cui il Parmigiano Reggiano, è uno dei temi che ho affrontato in queste settimane. Mi sono infatti fatta portavoce di un allarme, unanimemente condiviso tra i produttori, gli agricoltori e le associazioni di categoria, su un provvedimento che rischia di penalizzare fortemente una delle economie trainanti del territorio.

Un allarme che arriva all’indomani del pronunciamento del WTO che ha di fatto dato il via libera agli USA per l’imposizione di dazi fino a 7,5 miliardi di dollari.

Oggi il dazio applicato dagli Stati Uniti sul Parmigiano Reggiano – come ha recentemente ricordato il numero uno del Consorzio Parmigiano Reggiano Nicola Bertinelli – è di 2,5 dollari al chilo, potrebbe salire a 20. Il che significa che sugli scaffali il costo salirebbe dagli attuali 40 a 60 dollari al chilo. Un prezzo inavvicinabile tanto che secondo le stime il mercato americano potrebbe crollare dell’80-90 per cento passando così dalla 10 mila tonnellate di oggi che arrivano negli Usa a una, duemila.

Un tema su cui non è più possibile rimandare decisioni per contrastare una scelta estremamente penalizzante per un prodotto di altissima qualità come il Parmigiano Reggiano.

La deputata ha quindi presentato una risoluzione alla Commissione Agricoltura e ha richiesto che venga calendarizzata la questione in uno dei prossimi question time alla Camera, così da portare in aula un tema di stretta attualità e di importanza prioritaria.

Nella risoluzione si impegna il governo a farsi promotore presso le competenti sedi dell’unione europea affinché venga attivato un tavolo negoziale con le autorità statunitensi per analizzare la situazione sui dazi nei vari settori produttivi e per trovare un punto di incontro che vada a beneficio di tutti e in particolare dei nostri produttori agroalimentari.

Al Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, che ha ironicamente consigliato a Trump di “provare il Parmigiano Reggiano con l’uva”, ho poi consegnato una bottiglietta di aceto balsamico, per farle provare un abbinamento ancora migliore, con l’intento di migliorare la conoscenza e l’apprezzamento per un prodotto unico nel suo genere.

La dico semplice… Il Parmigiano Reggiano deve continuare a rappresentare uno dei prodotti di eccellenza del made in Italy, da tutelare a livello internazionale per le sue indiscusse qualità organolettiche e per la sua produzione del tutto priva di conservanti o coadiuvanti che dir si voglia.

Di stretta attualità anche la battaglia tra Parmigiano Reggiano e Grana Padano sulla questione della promozione del re dei formaggi basata sull’assenza del lisozima, conservante derivato dall’uovo. Secondo me è necessario garantire la sicurezza alimentare e trasparenza nell’etichettatura nei confronti dei consumatori.

La tutela delle produzioni agroalimentari del territorio è una delle principali mission della mia attività parlamentare in questa legislatura ed è soprattutto in questo senso che interpreto la mia presenza in Commissione Agricoltura, in cui da poco sono capogruppo Pd. Seguo pertanto molto da vicino le questioni che riguardano il Parmigiano Reggiano e il rapporto con i ‘cugini’ del Grana Padano. Ritengo in questo senso che la produzione tipica del territorio reggiano vada preservata nella sua specificità, che è garanzia di qualità del prodotto e di un’alimentazione sana, e che vada marcata la sua differenza ove questa sia scientificamente riconosciuta. Sono consapevole che su questa vicenda ci sono stati e ci saranno pronunciamenti scientifici significativi, ma ritengo importante comprendere e sostenere la battaglia informativa voluta dal Consorzio Parmigiano Reggiano.