Castagni, la mia proposta di legge va avanti

Ritengo davvero una buona notizia che in Commissione sia stata incardinata la mia Proposta di Legge AC 1650 che intende recuperare e salvaguardare con apposita manutenzione i castagneti.

Il castagno è infatti da sempre strettamente legato ai nostri territori montani e oggi molti sono abbandonati a incuria e a destino incerto. Ritengo invece vadano ripresi, vada sostenuta la filiera, vaadano recuperate le strutture rurali in cui si lavorano i frutti…

In base ai dati della divisione statistica della FAO (Faostat), nel 2017 a livello mondiale sono state prodotte complessivamente 2.327.495 tonnellate di castagne su una superficie di 603.076 ettari. Il dato comprende tutte le principali specie di castagno da frutto coltivate nel mondo. L’Italia è il quinto produttore mondiale di castagne con 52.356 tonnellate, preceduta dalla Cina con 1.937.719 tonnellate (l’83 per cento della produzione mondiale), dalla Bolivia con 85.047, dalla Turchia con 62.904 e dalla Corea del Sud con 52.764.

Nel corso degli ultimi cinquanta anni la produzione italiana è crollata: nel 1961 era infatti superiore a 120.000 tonnellate. Le cause di questa riduzione sono molte: il calo dei consumi, l’aumento dei concorrenti, le tecniche di produzione antiquate, le situazioni climatiche avverse e la presenza di nuove patologie.

Nella mia proposta di legge si punta a migliorare la competitività della filiera castanicola italiana nel lungo periodo, riconoscere il ruolo di sostenibilità economica, sociale e ambientale della castanicoltura nelle aree rurali, anche coerentemente con gli indirizzi della Strategia nazionale per le aree interne, promuovere un approccio integrato e partecipato, assicurare il coordinamento della filiera nonché l’informazione e la promozione del prodotto. Una proposta di legge che nasce dall’esigenza di affrontare i problemi del settore castanicolo italiano, resi più evidenti, nel mercato interno, dalle emergenze fitosanitarie degli anni scorsi e, nei mercati esteri, dalle difficoltà rispetto alla concorrenza asiatica, con enormi ripercussioni economiche sui produttori, sugli operatori della filiera e sui territori.

Lo strumento operativo proposto (articoli 3, 4 e 5) è quello della concessione di contributi diretti ai proprietari o ai conduttori dei castagneti per la copertura parziale delle spese per il recupero, la manutenzione e la salvaguardia dei castagneti medesimi, per il ripristino dei castagneti abbandonati; per sostenere l’integrazione e l’associazionismo all’interno della filiera castanicola tra la produzione, la raccolta, lo stoccaggio, la lavorazione e la commercializzazione dei prodotti del castagno, insieme alla multifunzionalità delle aziende castanicole.