Il mio impegno per il popolo Saharawi, anche a New York

Un intervento all’assemblea ONU a New York, come presidente del gruppo interparlamentare “Amici del popolo Saharawi”. L’ho tenuto venerdì 11 ottobre scorso, in rappresentanza di tutti i gruppi politici che si impegnano per sostenere la causa Saharawi, come presidente dell’intergruppo parlamentare nato alcuni anni fa per sostenere la causa, insieme alle rappresentanze delle famiglie che ospitano i bambini Saharawi ogni estate.

Da vari anni e in diverse sedi istituzionali nazionali ed internazionali , utilizziamo strumenti come risoluzioni, mozioni, interrogazioni che vogliono porre all’attenzione dei governi la non soluzione della causa Saharawi e chiedere azioni utili per rilanciarne la soluzione che sia rispettosa del diritto all’autodeterminazione favorendo il superamento dello stallo il cui verte il negoziato internazionale.

Col mio intervento, ho voluto chiedere il rispetto dei diritti umani da parte del governo marocchino, chiedere la libertà di accesso e di circolazione nel Sahara occidentale di osservatori internazionali indipendenti, della stampa e delle organizzazioni umanitarie, chiedere lo stanziamento di fondi per aiuti umanitari per la popolazione saharawi rifugiata nei campi di Tindouf.

Ho sottolineato come si tratti dell’ultima colonia africana che sta aspettando la sua indipendenza e di un popolo che ha sempre scelto la strada del confronto e della non violenza. Nonostante ciò, i Saharawi continua a vivere in esilio nei campi del deserto algerino privati dei diritti fondamentali. Al presidente della sessione sulle decolonizzazioni, e di consegunza a tutta la comunità internazionale che si occupa del tema, ho chiesto che si metta in campo ogni sforzo organizzativo, diplomatico e politico per riaprire i negoziati con il governo marocchino.

Parallelamente, proprio in questi giorni, il gruppo interparlamentare ha depositato in Commissione Esteri un’interrogazione per chiedere al Governo che provvedimenti intenda prendere affinché possano proseguire gli stessi negoziati e che si possa arrivare ad una definizione dei tempi per indire il referendum. Un dialogo che al momento è in stallo.