Legge su Km 0, Incerti: “Crea solo confusione”

 “La cifra di questa legge è l’approssimazione, dunque l’inutilità, a volte anche la dannosità per la confusione che genera”. Questo il commento della Deputata Pd Antonella Incerti al testo di legge, da poco approvato dalla Camera sulla filiera corte e il cosiddetto “chilometro zero utile”.

A non convincere la Incerti, la trattazione inerente la ristorazione collettiva, dunque “un comparto economico – lo abbiamo sentito bene dalle audizioni – di rilevanza straordinaria, nazionale. Cito qualche dato: 3 mila aziende, un fatturato di 6 miliardi e mezzo, un impatto sociale enorme con più di 120 mila occupati, un miliardo e mezzo di pasti annui, di cui un quinto mense scolastiche”.

Nel corso dello stesso intervento in aula, la Incerti si è chiesta “come si può pensare che su un comparto così importante non ci sia nessuna legislazione in merito, tanto da approntarne una nuova? Ebbene, in realtà siamo in presenza di una normativa articolata, decennale, dal codice degli appalti già citato più volte, al decreto sulle mense biologiche, che abbiamo approvato, che già prevedono chiaramente dei bandi di gara d’appalto dove sia garantita una adeguata utilizzazione dei prodotti a chilometro zero provenienti da filiera corta e biologica, o comunque a basso impatto ambientale”.

Sono temi, secondo la Incerti, che gli amministratori locali affrontano da circa un decennio e in particolare per quanto riguarda la richiesta di utilizzazione di prodotti IGP, DOP, STG, che sono ben presenti nelle mense scolastiche.

In particolare, la Incerti ha chiesto la soppressione dell’articolo 5 dove “si prevede l’uso di questi prodotti a chilometro zero o filiera corta in quantità congrua”. Insomma “costituirebbe secondo la legge un titolo preferenziale per la valutazione tecnica dell’offerta prevista nelle procedure di aggiudicazione degli appalti concernenti la ristorazione collettiva”.

In questo senso la proposta “che vuole eliminare il parametro della congruità dell’uso dei prodotti a chilometro zero o di filiera in quanto, di per sé, il loro impiego non è una garanzia della qualità dei prodotti finiti. Inoltre, questo riferimento alla congruità è poco definito, come gran parte della legge e quindi passibile di interpretazioni discordanti. Dovremmo fare chiarezza, invece, ancora una volta, creiamo confusione”.