Il contratto di governo fa acqua sui diritti

Il neonato governo Salvini-Di Maio genera preoccupazioni, soprattutto tra chi ha a cuore i temi dei diritti, del welfare e del lavoro.

Il tema, sollevato anche dall’ex ministro della giustizia Orlando al debutto del nuovo governo, è quello del “passo indietro” rispetto a tanti temi che il governo Pd aveva messo al centro della propria agenda governativa.

Se davvero il governo, come il contratto Lega-5Stelle lascia presagire, fosse una sommatoria delle promesse elettorali servirà fermezza e proposta, anche tra i banchi dell’opposizione, in Italia e in Europa.

Nello specifico, se guardiamo al tema del lavoro scopriamo che è trattato in modo debole e superficiale. Non risultano – come ha recentemente affermato anche Cesare Damiano – riferimenti al problema della salute e della sicurezza, in un momento nel quale purtroppo aumentano incidenti mortali e infortuni sul lavoro che richiederebbe un aumento degli organici degli ispettori e dei controlli preventivi.

Ma non c’è nessun accenno nemmeno ad una revisione delle regole sui licenziamenti illegittimi di carattere individuale. Mancano riferimenti al diritto alla tutela in caso di malattia, maternità e infortunio e al versamento di contributi previdenziali utili per la pensione contributiva.

Sui diritti dell’infanzia, sulle politiche educative e sulle donne la situazione non migliora. Mancano totalmente, nell’accordo stipulato dalle due forze che formano il nuovo governo, riferimenti a tanti temi chiave che hanno guidato l’azione del governo Pd verso la stipula di leggi fondamentali come quella sulle unioni civili, sul Dopo di Noi, sul testamento biologico, su bullismo e cyberbullismo e del divorzio breve. Il tanto lavoro svolto in questo senso, per migliorare le condizioni di tante famiglie, rischia di essere disperso, per non dire sconfessato.

Sulle donne, Salvini ha dichiarato di non voler applicare le quote rosa in perfetta controtendenza rispetto ad esempio al neo governo spagnolo che a donne ha affidato tanti incarichi e di grande rilevanza, riconoscendo nei fatti un ruolo decisivo alla componente femminile dell’esecutivo.