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Una legge per salvare il mare

Si chiama legge salva-mare ed è una proposta che, insieme ai colleghi del Partito Democatico, abbiamo lanciato per perseguire l’obiettivo di contribuire al risanamento dell’ecosistema marino e alla promozione dell’economia circolare, nonché alla sensibilizzazione della collettività per la diffusione di modelli comportamentali virtuosi volti alla prevenzione dell’abbandono dei rifiuti in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune e alla corretta gestione dei rifiuti medesimi.

A muoverci in questa direzione la considerazione che così non si può andare avanti. La presenza dei rifiuti in mare e nelle acque interne è un’emergenza mondiale che va affrontata rapidamente prima che le conseguenze siano irreparabili.

Gli ultimi dati diffusi dall’Ispra1 e dal Sistema per la protezione dell’ambiente SNPA sulle acque del Mediterraneo confermano la drammaticità della situazione. Tonnellate di rifiuti arrivano nei nostri mari, in particolare plastica, attraverso i fiumi che costituiscono la principale via di trasporto, le foci dei fiumi presentano infatti il maggior quantitativo di rifiuti galleggianti, ma altrettanto allarmante è la situazione dei fondali e delle spiagge. E il quadro non migliora salendo in superfice, dove abbondano macroplastiche e microplastiche, ossia le particelle più piccole di 5 mm.

Le materie plastiche sono le componenti principali dei rifiuti marini, che si stima rappresentino fino all’85% dei rifiuti trovati lungo le coste (beach litter), sulla superficie del mare e sul fondo dell’oceano (marine litter). Si stima che vengano prodotte annualmente, a livello mondiale, 300 milioni di tonnellate di materie plastiche, di cui almeno 8 milioni di tonnellate si perdono in mare ogni anno.

Occorre muoversi e farlo per tempo, con una legislazione attenta e che sappia rispondere anzitutto ai bisogni… del mare.